Riprendo i temi della discussione fatta in classe ieri mattina. Ci si riferiva ad un problema in primo piano oggi, riguardante non solo Vicenza ma tutto il Paese: il raddoppio della base americana chiesto dagli USA, voluto da alcune parti politiche, inviso a molti cittadini, pare la maggioranza.
Quello che si cercava di impostare era un dibattito non ideologico, non "urlato", non fondato su pregiudizi o punti di vista troppo soggettivi. Ci era sembrato che la prima cosa da fare fosse mettere in fila vantaggi e svantaggi del si e del no, sulla base di una realistica analisi della situazione che tenesse conto dell'interesse della "Res Publica".
Il tentativo era quello di riprodurre da un lato il modello dialettico appreso attraverso lo studio di Platone, e la conoscenza della pratica argomentativa in uso nelle università medievali, liberata dal peso del dogmatismo (ipse dixit) che gravava sulle stesse.
Il tutto vivificato dalla riflessione politico-filosofica di Hanna Arendt, che definisce l'uomo libero veramente solo nella dimensione della "vita activa". Che significa questo? Che il senso vero della vita umana si coglie non nel lavorare per sopravvivere, e nemmeno nell'operare e creare grandi cose da lasciare in eredità ai posteri, ma solo nell'agire politico, confrontandosi attraverso l'uso della parola, dibattendo, per poter prendere infine decisioni utili a tutta la comunità, che se per i greci aveva la dimensione della polis, per noi moderni ha un respiro assai più ampio.
Mi piacerebbe che voi tutti superaste la superficiale, banale, volgare idea della politica come "cosa sporca" di cui si impicciano gli ambiziosi, riscoprendo con Platone, la Arendt e molti altri la dimensione del vivere comune come la più propria dell'uomo, essere "plurale" per eccellenza, come dice Arendt. Ciò non significa ignorare o disprezzare l'ambito del privato, ma ricondurlo al significato suo proprio, quasi l'ombra in cui ritemprarsi dopo essersi troppo accaldati al sole. Ricordando tuttavia che che solo il nostro agire "politico" ci rende veramente uomini liberi.
Per non volare troppo alto rischiando di cadere, concludiamo con Gaber che in ultima analisi"la libertà è partecipazione"...
martedì 16 gennaio 2007
domenica 7 gennaio 2007
5 Cs., Rivoluzione russa, sintesi
Il confronto con la Rivoluzione francese risulta quasi ovvio, parlando di Rivoluzione russa: in entrambi i casi si tratta di eventi i cui effetti non sono rimasti circoscritti all'interno dei paesi in cui si sono verificati, ma che sono travalicati, nello spazio e nel tempo, ben oltre i confini nel primo caso della Francia, nel secondo della Russia e su cui, a distanza di secoli, si dibatte ancora vivacemente. Se ne riassumono di seguito i momenti essenziali.
- Anche nel 1917, come nel 1905 (guerra russo-giapponese) causa scatenante sono le durissime condizioni di vita, al fronte come a casa, dovute alla guerra. La rivoluzione del Febbraio del '17 portò alla caduta dello zar e alla formazione di un governo provvisorio. La DUMA (parlamento russo) venne aperta non solo ai liberal-democratici ma anche ai menscevichi (socildemocratici) e ai socialisti rivoluzionari. Si riteneva inevitabile, secondo l'insegnamento di Marx, passare attravero una fase democratico borghese. Un secondo governo, nato nel Maggio de '17 e guidato da L'vov, vide in Kerenskij, nominato ministro della guerra l'uomo adatto a questa fase. La decisione di continuare la guerra mantenendo gli impegni presi, indebolì questa posizione diciamo così di RIVOLUZIONE DEBOLE, visto che la stragrande maggioranza dei russi non anelava che alla pace e fortemente auspicava una rivoluzione agraria, che ponesse fine all'antistorico latifondismo imperante in Russia: per dirla semplicemente la gente voleva la PACE E LA TERRA. Questo diede fiato alle forze, fino a quel momento minoritarie, dei bolscevichi guidati da LENIN. Fino a quel momento costretti all'esilio, i bolscevichi rientrarono in Russia nell'Aprile del '17. Lenin adattò velocemente, dal punto di vista sia teorico che pratico, la dottrina marxista all'arretrata situazione del suo enorme paese, con le famose TESI D'APRILE, con le quali si diceva pronto a trattare subito la resa agli imperi centrali e ad una radicale riforma agraria. Il tentativo controrivoluzionario del generale Kornilov rese necessario al terzo governo nel frattempo nato, guidato da Kerenskij, l'appoggio dei bolscevichi, che chiamati in aiuto , dopo essere stati condannati all'esilio per l'appoggio dato a soldati ed operai che si rifiutavano di partire per la guerra (luglio '17), vennero pertanto legittimati nella loro azione politica.
- Anche nel 1917, come nel 1905 (guerra russo-giapponese) causa scatenante sono le durissime condizioni di vita, al fronte come a casa, dovute alla guerra. La rivoluzione del Febbraio del '17 portò alla caduta dello zar e alla formazione di un governo provvisorio. La DUMA (parlamento russo) venne aperta non solo ai liberal-democratici ma anche ai menscevichi (socildemocratici) e ai socialisti rivoluzionari. Si riteneva inevitabile, secondo l'insegnamento di Marx, passare attravero una fase democratico borghese. Un secondo governo, nato nel Maggio de '17 e guidato da L'vov, vide in Kerenskij, nominato ministro della guerra l'uomo adatto a questa fase. La decisione di continuare la guerra mantenendo gli impegni presi, indebolì questa posizione diciamo così di RIVOLUZIONE DEBOLE, visto che la stragrande maggioranza dei russi non anelava che alla pace e fortemente auspicava una rivoluzione agraria, che ponesse fine all'antistorico latifondismo imperante in Russia: per dirla semplicemente la gente voleva la PACE E LA TERRA. Questo diede fiato alle forze, fino a quel momento minoritarie, dei bolscevichi guidati da LENIN. Fino a quel momento costretti all'esilio, i bolscevichi rientrarono in Russia nell'Aprile del '17. Lenin adattò velocemente, dal punto di vista sia teorico che pratico, la dottrina marxista all'arretrata situazione del suo enorme paese, con le famose TESI D'APRILE, con le quali si diceva pronto a trattare subito la resa agli imperi centrali e ad una radicale riforma agraria. Il tentativo controrivoluzionario del generale Kornilov rese necessario al terzo governo nel frattempo nato, guidato da Kerenskij, l'appoggio dei bolscevichi, che chiamati in aiuto , dopo essere stati condannati all'esilio per l'appoggio dato a soldati ed operai che si rifiutavano di partire per la guerra (luglio '17), vennero pertanto legittimati nella loro azione politica.
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